20 Mar 2018

Celiachia, Coldiretti: “In Italia spesi 320 milioni in prodotti senza glutine”

In Italia si spendono “320 milioni di euro all’anno per acquistare prodotti senza glutine e non sempre per motivi legati alla salute“. Lo afferma Coldiretti in riferimento al nuovo decreto sull’assistenza ai celiaci la cui approvazione è attesa domani in Conferenza Stato-Regioni. Se il mercato degli alimenti senza glutine, sottolinea Coldiretti, “è cresciuto del 20% all’anno, sono saliti al 58% i ristoranti che offrono ricette senza glutine. Un cambiamento di abitudini che è stato riconosciuto anche dal paniere Istat che nel 2015 ha sancito l’ingresso della pasta e dei biscotti gluten free per il calcolo dell’inflazione“.

Si stima che a scegliere alimenti privi di glutine, evidenzia l’associazione, “siano quasi il 10% degli italiani, anche se a beneficiare dell’assistenza saranno solo i celiaci riconosciuti. La crescita della domanda ha provocato anche un cambiamento nella produzione con il ritorno nelle campagne italiane di grani antichi a basso contenuto di glutine per la produzione di pasta e biscotti anche – conclude Coldiretti – attraverso i mercati degli agricoltori di Campagna Amica”.

12 Feb 2018

I grassi sani: importanti nella dieta priva di glutine!

I grassi sani: importanti nella dieta priva di glutine!

Nella vostra dieta per celiachia cercate sempre di eliminare il grasso per ridurre al minimo le calorie? Sappiate però che il grasso è un nutriente importantissimo per un corpo in forma.

Si tratta solo di scegliere i grassi giusti

I lipidi costituiscono un’importante riserva energetica per animali e piante (semi), in quanto sono in grado di liberare una grande quantità di calorie per unità di massa. Il valore calorico di un grammo di lipidi è circa il doppio rispetto a zuccheri e proteine, circa 9,46 kcal/g verso 4,15 kcal/g. Proprio per questo sono il substrato energetico ideale per le cellule. In un uomo sano di 70 kg, ad esempio, vi sono circa 15 kg di trigliceridi. Durante l’attività fisica i lipidi vengono utilizzati insieme ai carboidrati, fornendo in ugual misura l’energia necessaria per attività di medio basso livello. Se l’attività fisica prosegue per almeno un’ora si va incontro a un esaurimento delle scorte di carboidrati e a un corrispondente aumento dell’utilizzo di lipidi. Inoltre i lipidi alimentari apportano gli acidi grassi essenziali (cioè non sintetizzati dall’organismo), come gli acidi linoleico e arachidonico. Essi legano e trasportano le vitamine liposolubili (A, D, E e K) e sostanze sapide e aromatiche. Una buona dieta per celiachia prevede quindi che l’apporto calorico giornaliero provenga per il 25-30% dai grassi. Un celiaco può quindi mangiare grassi, ma è necessario scegliere i grassi giusti, perché le differenze fra le varie qualità sono enormi.

Fonte: https://www.schaer.com/it-it/a/celiachia-dieta-non-abbiate-paura-del-grasso

29 Gen 2018

La celiachia, cos’è e come affrontarla

La celiachia, o malattia celiachia, è una malattia permanente su base infiammatoria dell’intestino tenue, caratterizzata dalla distruzione della mucosa di questo tratto intestinale. E’ causata da una reazione autoimmune al glutine, la frazione proteica alcol-solubile di alcuni cereali come il grano, l’orzo, la segale. Molti sono gli alimenti che contegono questi cereali, tra i più diffusi pane, pizza, pasta, biscotti.

Più del 70% dei pazienti è donna

La celiachia rappresenta l’intolleranza alimentare più frequente e colpisce circa l’1% della popolazione.
E’ stato calcolato che in Italia il numero teorico di celiaci si aggiri intorno ai 600.000 contro i 198.427 ad oggi diagnosticati (dati Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia – Anno 2016).
La malattia è più frequente tra le donne. I dati ufficiali indicano che sono 59.525 i maschi affetti da celiachia rispetto a 138.902 femmine.

La celiachia nei nuovi LEA

I nuovi LEA (Livelli essenziali di assistenza) hanno spostato la celiachia dalle malattie rare a quelle croniche invalidanti, dal momento che i dati epidemiologici attuali dimostrano che la patologia non rientra più nel limite di prevalenza (inferiore di 5/10.000 abitanti) stabilito a livello europeo per le malattie rare.
La nuova collocazione consente agli assistiti di usufruire, in regime di esenzione, di tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti. Come per tutte le malattie croniche sarà sufficiente una certificazione di malattia redatta da uno specialista del SSN (Servizio sanitario nazaionale) per ottenere il nuovo attestato di esenzione. Viene mantenuta la disciplina della concessione degli alimenti per celiaci.

Cosa fare

Se non trattata, la celiachia aumenta il rischio di alcune complicanze specifiche femminili, tra cui disturbi della fertilità (amenorrea, menarca tardivo, menopausa precoce, dismenorrea, endometriosi) e difficoltà in gravidanza (poliabortività, ritardo di crescita intra-uterino, prematurità). Inoltre, le donne celiache, che non seguono una dieta senza glutine risentono maggiormente di alcune condizioni cui sono più esposte fisiologicamente, come anemia sideropenica (da carenza di ferro) e da carenza di acido folico e osteoporosi.
L’unico trattamento attualmente disponibile è una rigorosa e permanente dieta senza glutine.
E’ importantissima una diagnosi precoce e accurata della malattia. Negli ultimi anni è stato realizzato un nuovo protocollo di diagnosi e follow-up, che ha introdotto alcune novità importanti, tra cui due algoritmi diagnostici, rispettivamente per l’età pediatrica e per l’età adulta (low-chart) per semplificare l’approccio clinico/diagnostico e favorire l’aumento delle diagnosi e la possibilità di porre diagnosi di celiachia senza ricorrere alla biopsia duodenale in casi selezionati in età pediatrica.
Specificatamente per le donne celiache, inoltre, due contesti necessitano di un’opportuna informazione, affinché si possano prendere le giuste decisioni in merito:

  • la donazione di cordone ombelicale
  • la prima introduzione di glutine durante il divezzamento dei figli a rischio genetico di celiachia

 

Fonte: Ministero della Salute

15 Giu 2017

Celiachia, una ricerca statunitense apre ai vaccini

Secondo uno studio condotto su topi da alcuni ricercatori delle Università di Chicago e Pittsburgh, la celiachia potrebbe essere causata da virus generalmente innocui e asintomatici, i reovirus, che possono innescare la risposta immunitaria al glutine, e quindi la malattia celiaca. Questo ruolo dei virus nello sviluppo di malattie autoimmuni apre la possibilità che in futuro possano essere usati vaccini per prevenire questo tipo di malattie, non solo la celiachia ma anche il diabete di tipo 1.

Lo studio, pubblicato dalla rivista Science, dimostra che i virus intestinali possono indurre il sistema immunitario a reagire in modo eccessivo al glutine e innescare lo sviluppo della celiachia. I ricercatori hanno utilizzato due ceppi di reovirus, verificando come le loro differenze genetiche possono cambiare il modo in cui interagiscono con il sistema immunitario. Entrambi i ceppi di reovirus hanno indotto un’immunità protettiva e non hanno causato disturbi evidenti. Uno dei due reovirus, però, ha innescato una risposta immunitaria infiammatoria e la perdita di tolleranza al glutine, mentre l’altro ceppo, strettamente correlato al primo ma geneticamente diverso, non l’ha fatto. Lo studio ha anche rilevato che i pazienti celiaci hanno livelli di anticorpi contro i reovirus molto più alti rispetto ai non celiaci. Questo fatto suggerisce l’ipotesi che l’infezione causata da un reovirus possa lasciare un segno permanente sul sistema immunitario, ponendo le basi per una successiva risposta autoimmune al glutine.

“Durante il primo anno di vita, il sistema immunitario è ancora in fase di maturazione e se un bambino con un determinato background genetico viene infettato da un particolare virus in quella fase, ciò può determinare una sorta di ‘cicatrice’ nel sistema immunitario, che avrà conseguenze nel lungo termine”, spiega Bana Jabri, coautrice dello studio. “Per questo riteniamo che, nel momento in cui disporremo di maggiori studi, potremmo pensare di vaccinare i bambini ad alto rischio di sviluppare la malattia celiaca.” Negli Stati Uniti, affermano gli autori dello studio, la celiachia colpisce una persona su 133, anche se si ritiene che solo nel 17% dei casi la malattia sia stata diagnosticata. Secondo l’ultima Relazione annuale al parlamento del ministero della Salute pubblicata nel dicembre 2016, in Italia la celiachia, che è l’intolleranza alimentare più frequente, colpisce circa l’1% della popolazione, in linea con la percentuale mondiale. È stato calcolato che nella popolazione italiana il numero teorico di celiaci si aggiri intorno ai 600 mila, contro i quasi 183 mila ad oggi diagnosticati.

(fonte: ilfattoalimentare.it)