La celiachia, cos’è e come affrontarla

La celiachia, o malattia celiachia, è una malattia permanente su base infiammatoria dell’intestino tenue, caratterizzata dalla distruzione della mucosa di questo tratto intestinale. E’ causata da una reazione autoimmune al glutine, la frazione proteica alcol-solubile di alcuni cereali come il grano, l’orzo, la segale. Molti sono gli alimenti che contegono questi cereali, tra i più diffusi pane, pizza, pasta, biscotti.

Più del 70% dei pazienti è donna

La celiachia rappresenta l’intolleranza alimentare più frequente e colpisce circa l’1% della popolazione.
E’ stato calcolato che in Italia il numero teorico di celiaci si aggiri intorno ai 600.000 contro i 198.427 ad oggi diagnosticati (dati Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia – Anno 2016).
La malattia è più frequente tra le donne. I dati ufficiali indicano che sono 59.525 i maschi affetti da celiachia rispetto a 138.902 femmine.

La celiachia nei nuovi LEA

I nuovi LEA (Livelli essenziali di assistenza) hanno spostato la celiachia dalle malattie rare a quelle croniche invalidanti, dal momento che i dati epidemiologici attuali dimostrano che la patologia non rientra più nel limite di prevalenza (inferiore di 5/10.000 abitanti) stabilito a livello europeo per le malattie rare.
La nuova collocazione consente agli assistiti di usufruire, in regime di esenzione, di tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti. Come per tutte le malattie croniche sarà sufficiente una certificazione di malattia redatta da uno specialista del SSN (Servizio sanitario nazaionale) per ottenere il nuovo attestato di esenzione. Viene mantenuta la disciplina della concessione degli alimenti per celiaci.

Cosa fare

Se non trattata, la celiachia aumenta il rischio di alcune complicanze specifiche femminili, tra cui disturbi della fertilità (amenorrea, menarca tardivo, menopausa precoce, dismenorrea, endometriosi) e difficoltà in gravidanza (poliabortività, ritardo di crescita intra-uterino, prematurità). Inoltre, le donne celiache, che non seguono una dieta senza glutine risentono maggiormente di alcune condizioni cui sono più esposte fisiologicamente, come anemia sideropenica (da carenza di ferro) e da carenza di acido folico e osteoporosi.
L’unico trattamento attualmente disponibile è una rigorosa e permanente dieta senza glutine.
E’ importantissima una diagnosi precoce e accurata della malattia. Negli ultimi anni è stato realizzato un nuovo protocollo di diagnosi e follow-up, che ha introdotto alcune novità importanti, tra cui due algoritmi diagnostici, rispettivamente per l’età pediatrica e per l’età adulta (low-chart) per semplificare l’approccio clinico/diagnostico e favorire l’aumento delle diagnosi e la possibilità di porre diagnosi di celiachia senza ricorrere alla biopsia duodenale in casi selezionati in età pediatrica.
Specificatamente per le donne celiache, inoltre, due contesti necessitano di un’opportuna informazione, affinché si possano prendere le giuste decisioni in merito:

  • la donazione di cordone ombelicale
  • la prima introduzione di glutine durante il divezzamento dei figli a rischio genetico di celiachia

 

Fonte: Ministero della Salute