Ottobre mese della prevenzione. Scopriamo di più sul cancro

Che cos’è la farmaco-prevenzione?

La farmaco-prevenzione consiste nell’impiego di medicinali, vitamine o altre sostanze in grado di ridurre il rischio di sviluppare una o più malattie.

Sebbene alcune di questi approcci siano molto promettenti, nessuno di loro allo stato attuale può sostituire uno stile di vita sano. L’idea è di integrare tali sostanze con la dieta e l’attività fisica nelle persone a maggior rischio di ammalarsi di cancro.

Il nome “farmaco-prevenzione” è impreciso dal momento che, oltre ai veri e propri farmaci, possono essere utilizzati anche oligoelementi, sali minerali o vitamine. Anche “chemio-prevenzione“, un altro termine impiegato per definirla, può trarre in inganno, dal momento che potrebbe richiamare la chemioterapia. Per questo recentemente si è proposto di definirla semplicemente terapia preventiva.

L’idea della terapia preventiva attraverso farmaci o altre sostanze attive non è nuova.

In cardiologia il suo uso è ben consolidato nelle persone con fattori di rischio: l’aspirina a basse dosi nelle persone che hanno fattori di rischio cardiovascolari, o i farmaci che abbassano la pressione sanguigna o il colesterolo, vengono assunti da milioni di persone per ridurre la probabilità di un infarto o un ictus. Anche la terapia dell’osteoporosi non è altro che una prevenzione delle fratture ossee nei soggetti con un fattore di rischio (ridotta densità ossea, osteopenia o osteoporosi).

Ora si sta cercando di applicare questo approccio anche al cancro: la terapia preventiva è allo studio per evitare sia lo sviluppo di un cancro in persone ancora sane ma ad aumentato rischio (prevenzione primaria), sia una nuova malattia tumorale in chi ne ha già avuto una o ha avuto una pre-cancerosi. In questo caso si tratta di prevenzione secondaria.

Recenti studi epidemiologici e di laboratorio indicano che farmaci preventivi per altre malattie, come l’aspirina o l’antidiabetico metformina, potrebbero essere utili anche per prevenire lo sviluppo delle metastasi in persone con un tumore in remissione. In questo caso si tratta di prevenzione terziaria.

Quali caratteristiche dovrebbe avere una terapia preventiva a base di farmaci?

La farmaco-prevenzione è un trattamento somministrato a persone sane che hanno un rischio aumentato di sviluppare il cancro. Per questo le caratteristiche della terapia devono essere ben precise:

  • Il farmaco deve aver dimostrato di ridurre il rischio di uno o più tipi di cancro abbastanza frequenti da giustificare il trattamento su grandi numeri di individui;
  • deve essere sicuro e provocare effetti collaterali minimi, tali da poter essere facilmente controbilanciati dal beneficio che ci si attende;
  • deve avere un costo accessibile.

L’assunzione di vitamine, minerali e oligoelementi può essere considerata una forma di farmaco-prevenzione?

Non ancora. Il consumo regolare di frutta e verdura all’interno di uno stile alimentare sano sembra in grado di prevenire diverse forme tumorali contrastando i processi ossidativi che avvengono nelle cellule e favoriscono il cancro. La dieta non può però essere considerata una forma di farmaco-prevenzione perché a oggi non siamo ancora in grado di identificare con precisione quali siano le sostanze preventive che la caratterizzano.

La domanda che si sono posti in questi anni i ricercatori è se sia possibile estrarre vitamineminerali e oligoelementi da frutta, verdura e altre piante, allo scopo di riprodurre tali sostanze in laboratorio e farne dei prodotti analoghi ai farmaci.

Si è tentato con le pillole di vitamine, che però si sono dimostrate poco efficaci per prevenire i tumori. Sono in corso studi con la vitamina D che sembrano molto promettenti per la prevenzione del cancro del colon. Altre sostanze vegetali che possono essere assunte con l’alimentazione (quali ad esempio il tè verde, la curcuma, il mirtillo) sono attualmente in fase di studio all’interno di studi clinici.

In quali casi è già usata la farmaco-prevenzione?

A oggi l’unico uso consolidato di terapia preventiva è nel tumore al seno. Da anni il tamoxifene, un medicinale appartenente alla classe dei “modulatori selettivi del recettore degli estrogeni” (SERM) è impiegato come prevenzione secondaria in donne che hanno già avuto un tumore al seno. Il trattamento riduce infatti la probabilità che la malattia possa ricomparire nella stessa mammella (se è stata effettuata una chirurgia conservativa) o in quella controlaterale.

L’efficacia di queste molecole deriva dal fatto che in quasi quattro tumori al seno su cinque la crescita è legata alla presenza dei recettori per gli ormoni estrogeni: il tamoxifene “inganna” i recettori sulla superficie delle cellule assumendo per così dire le sembianze degli estrogeni, senza però produrre gli stessi effetti.

La prevenzione delle recidive del cancro al seno è l’unico utilizzo possibile del tamoxifene?

Per il tamoxifene e gli altri recettori degli estrogeni negli ultimi anni si è affermato un nuovo utilizzo: la prevenzione primaria del cancro al seno nelle donne sane, ma a maggior rischio di sviluppare la malattia.

Nel 2013 è stata pubblicata una metanalisi, cioè una valutazione combinata di più studi sullo stesso argomento, che ha preso in considerazione più di 80.000 donne che hanno partecipato a sperimentazioni cliniche, tra cui oltre 5.000 donne italiane. La ricerca ha permesso di concludere che il tamoxifene e gli altri modulatori selettivi del recettore degli estrogeni, assunti da donne sane ma a maggior rischio di sviluppare il cancro al seno, riducono il rischio di ammalarsi del 40%. Inoltre gli effetti del trattamento preventivo si mantengono negli anni successivi.

Per questa ragione, la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia statunitense responsabile del controllo su alimentazione e farmaci, ha approvato l’uso del tamoxifene e dell’analogo raloxifene per la prevenzione primaria nelle donne ad alto rischio di sviluppare tumore al seno. Il rischio è statodefinito diversi anni fa con il modello di Gail, uno strumento interattivo progettato da scienziati del National Cancer Institute e dal National Surgical Adjuvant Breast e Bowel Project (NSABP) per stimare il rischio di una donna di sviluppare il cancro al seno invasivo. All’agenzia americana ha fatto seguito anche il National Institute for Health and Care Excellence (NICE), l’organismo che determina le scelte del servizio sanitario inglese in fatto di terapie da fornire ai cittadini. Il NICE ha consigliato che il trattamento sia offerto a tutte le donne ad alto rischio, definito il questo caso da un diverso algoritmo, il modello di Tyrer-Cuzick.

Altri farmaci che agiscono sui meccanismi di regolazione ormonale, in particolare l’exemestane e l’anastrozolo, sono allo studio e se i risultati saranno positivi in futuro potrebbero essere utilizzati come alternative agli attuali farmaci preventivi.

 

 

 

 

Fonte: http://www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/prevenzione-per-tutti/farmaco-prevenzione